L'elogio della scrittura
La scrittura segna la nascita della Storia: chiamiamo, infatti, “preistoria” il periodo che la precede. È un’invenzione relativamente recente rispetto alle altre tecniche ereditate dal Neolitico. Per questo motivo, i verbi che indicano lo scrivere derivano per lo più da quelli che significano incidere, la tecnica originaria della scrittura. La nostra parola “scrivere” proviene dal latino scribere, che significa tracciare, delineare. Il verbo russo skrestì significa “grattare”, il lettone skripat vuol dire “incidere”. La scrittura è per sua natura l'arte di graffiare e di lasciare il segno. Scrivere è anche graffiare la superficie dello spirito e del tempo, imprimere la memoria nella materia, lasciare una traccia che possa attraversare i secoli.
ELOGIO DELLA SCRITTURA
L’arte della scrittura è la madre degli oratori, il padre dei maestri;
l’arte della scrittura è appassionante, non ti sazia mai;
l’arte della scrittura è difficile da imparare, ma colui che l’ha appresa avrà il mondo in mano.
Cura l’arte della scrittura, ed essa ti arricchirà;
sii diligente nell’arte della scrittura, ed essa ti riempirà di ricchezza e abbondanza.
Non essere negligente nei confronti dell’arte scrittoria, non trascurarla,
l’arte scrittoria è «sede di ricchezza», il segreto del dio Enki,
lavora senza sosta ed essa ti rivelerà i suoi segreti,
se la trascuri si faranno commenti malevoli nei tuoi confronti,
l’arte scrittoria costituisce un buon destino, ricchezza e abbondanza;
da quando eri un fanciullo essa è stata per te causa di dolore, da quando sei cresciuto –
L’arte scrittoria è il nesso di tutto –
Lavora duramente su di essa, ed essa ti ripagherà con la sua bella prosperità,
ad avere una conoscenza superiore della tua
lingua sumerica, ad apprendere, a imparare la lingua fine, a scrivere una stele,
a disegnare i confini di un campo,
a determinare bilanci, - il palazzo –
Lo scriba possa essere servitore dell’arte scrittoria…

Queste parole sono una testimonianza rara e preziosa: uno dei pochissimi casi in cui gli antichi parlano della scrittura stessa come oggetto di riflessione. A differenza di noi, non parlavano quasi mai di se stessi e del proprio lavoro. Ecco perché questo testo è così potente. Leggerlo emoziona, perché ci offre la possibilità di conoscere il pensiero del popolo che ha inventato la scrittura e l’ha usata per la prima volta: i Sumeri. Loro ne hanno sperimentato la novità e il potere stupefacente di comunicare informazioni, pensieri ed emozioni a distanza, in assenza del parlante, in un momento diverso da quello in cui il messaggio era stato redatto e inviato — anzi, in qualunque momento volessero: una rivoluzione silenziosa.
Una forma di magia: parlare senza voce, essere presenti senza corpo.
E la scrittura graffia ancora, più che mai, benché si sia convinti del contrario, anche nel mondo digitale. Non più su argilla, pietra o cera, ma su schermi di vetro e sulle menti connesse e spesso sconnesse e disconnesse. I graffi arrivano in silenzio, rapidi, nascosti dietro l’anonimato di un commento, l’aggressività di un post, la superficialità di un giudizio espresso con leggerezza. La parola continua a incidere, e troppo spesso ferisce anziché aprire, fa scontrare anziché unire: maldicenze, haters, bullismo verbale, odio travestito da opinione. Dunque, anche nel web si incide, e si incide in profondità, scrivendo. Eppure, nella stessa rete, la scrittura ha anche matrici e scopi diversi. In molti, anche sui social, "graffiano" per risvegliare, per denunciare, per dare voce e artigli a ci non li ha. Ancora oggi, scrivere può essere un gesto di coraggio, una dichiarazione di presenza, una forma di resistenza. Il vero senso della scrittura è nella volontà di lasciare un segno, per gli altri.
FD
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Commenti
Complimenti! Grandioso !
Come al solito… SUPERBO !