Il cielo si è coperto di nubi
tratto da Testi religiosi dell'Antico Egitto, a cura di Edda Bresciani, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2001
A Saqqara, in Egitto, il verbo antico si è fatto mito sulle pareti interne della piramide di Unas, l’ultimo re della quinta dinastia (2375-2345 a.C.), quando la voce degli dèi fu incisa per la prima volta sulla roccia, affinché non svanisse nel silenzio della morte.
Sono testi stupendi, vere e proprie formule viventi, strumenti per attraversare la soglia estrema, per strappare l’eternità al tempo.
Con queste parole solenni, Unas non viene sepolto, ma trasmutato. Il suo spirito si distacca dalle membra, si mescola alla potenza, si ciba delle forze divine, si fa stella tra le stelle.
È un'architettura sonora e poetica "costruita" per raggiungere l’invisibile; è il pensiero a plasmare la realtà, e il nome di Unas è più reale della sua carne viva, o morta. Nelle parole e anche grazie alle parole il sovrano diventa immortale: non più uomo, non ancora dio, ma un’entità possente che respira nel vuoto celeste.
I Testi delle piramidi provengono da un mondo, l’Antico Egitto, in cui nulla era profano, e ogni atto era sacro. Anche le parole lo erano, specialmente quelle.
Dopo millenni, risuonano ancora, come una magia.
Il testo che segue è stato fonte di ispirazione, per me, nell'ideazione del romanzo La profezia perduta del faraone nero.
FD

Il cielo si è coperto di nubi,
si sono oscurate le stelle e sono scossi gli Archi,
tremano le ossa degli Akeru
ma cessano i movimenti quando hanno visto il re Unas
che sorge possente, un dio che vive dei suoi padri,
che si nutre delle sue madri.
Unas è il toro del cielo, dal cuore furioso,
che vive dell’essenza di ogni dio,
che mangia le loro viscere quando essi arrivano,
col ventre pieno di magia, nell’isola della fiamma.
Unas è un signore delle offerte, che annoda la fune,
che prepara egli stesso il suo pasto.
Unas mangia gli uomini e vive degli dei,
è il signore dei tributi che distribuisce le offerte.
Il demone Imi-kekau afferra le teste e le lega per Unas.
Il Serpente dalla testa scintillante le sorveglia e le difende.
Il demone Hericerut li lega.
Khonsu, dai coltelli di ogni tipo, li decapita
e tira fuori per lui quello che è dentro il loro corpo:
è il messaggero che Unas manda per punire.
Scesemu li fa a pezzi e alla sera ne fa cuocere un po’ sul suo focolare.
Allora Unas mangia le loro magie e ingoia i loro spiriti.
I grandi sono per il suo pasto mattutino,
i medi sono per il suo pasto serale,
i piccoli sono per il suo pasto notturno.
I vecchi e le loro vecchie sono per la sua fumigazione.
Il re Unas è pieno di forza quando le loro magie sono nel suo corpo.
Il suo valore non si allontanerà più da lui,
perché ha ingoiato il sapere di ogni dio.
La durata della vita di Unas è l’eternità,
il suo termine la perpetuità,
in questa sua dignità secondo la quale si fa ciò che si vuole
e non si fa quel che si detesta,
lui che risiede entro i limiti degli orizzonti,
eternamente e per sempre.
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