Piccola galleria di psicopatici regnanti del Medioevo e del Rinascimento italiani
Scrivere romanzi storici non mi ha fatto diventare un nostalgico del passato, tutt'altro. La Storia, quella d'Italia specialmente, è affascinante e interessante; viaggiare nel tempo, grazie a un miscuglio di conoscenza e di immaginazione, è estremamente divertente. Ma approfondendo la Storia nei dettagli - cosa necessaria per ambientare delle avventure nel passato e immedesimarsi in personaggi vissuti in epoche tanto remote - credo davvero che sia stato meglio, per me, essere nato nel XX secolo. Non soltanto per i progressi fatti nel campo dell'igiene e della medicina (che da soli basterebbero), ma anche per l'abisso che in passato separava le persone comuni da chi deteneva il potere e la ricchezza. Be'... Pensandoci bene, non è cambiato molto. Qui condivido 10 piccoli ritratti di sovrani malvagi che hanno catturato la mia attenzione di narratore.
Bernabò Visconti
Regnava su metà del ducato di Milano, quella occidentale, mentre su quella orientale regnava Gian Galeazzo Visconti (quest’ultimo è da non confondere con il suo omonimo discendente, l’erede del ducato che aveva solo nove anni e in reggenza del quale regnò Ludovico il Moro). Quando gli inviati del papa gli consegnarono la bolla di scomunica, Bernabò gliela fece mangiare. Bernabò seppelliva vivo chiunque osasse offenderlo, accecava o impiccava chi veniva sorpreso a cacciare nelle sue terre, dove si considerava più potente di Dio e, diceva, niente poteva essere fatto senza il suo permesso.

Giovanni Maria Visconti
Diventato duca di Milano quando era adolescente, era un sadico depravato: appena preso il potere, rinchiuse subito in prigione sua madre e la avvelenò. Il suo passatempo preferito era assistere allo sbranamento di esseri umani vivi da parte di cani inferociti. Viveva isolato da tutti, circondato da guardie armate. Fu assassinato all’età di 23 anni e non lasciò figli.
Filippo Maria Visconti (figlio di Giovanni Maria)
Uomo con la psiche gravemente disturbata. Era ancora più paranoico e tendente all’isolamento di quanto non fosse stato suo padre. Forse perché era brutto e deforme, troppo grasso per poter cavalcare. Cosa che al tempo era considerata particolarmente degradante. Fece fidanzare la propria figlia, Bianca Maria, di sei anni, con il grande condottiero…
Francesco Sforza
che di anni ne aveva trenta ed era già vedovo, perché sua zia aveva assassinato la sua prima moglie e anche la loro figlioletta. Il matrimonio tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti fu celebrato nel 1441, quando lei aveva 16 anni e lui 40. Ebbero otto figli, e il primogenito, Galeazzo Maria, divenne…
Galeazzo Maria Visconti
Stupratore, assassino, torturatore, aveva ereditato la tara di follia dei Visconti. Fece morire di fame un prete che aveva osato predirgli un regno breve. Era il fratello di Ludovico il Moro e padre di quel bambino (Francesco Sforza), che avrebbe dovuto essere duca di Milano, se Ludovico il Moro non lo avesse usurpato, tenendolo prigioniero e governando al suo posto come reggente.
Roberto Malatesta di Rimini
Figlio illegittimo di Sigismondo Pandolfo Malatesta, per assicurarsi il potere fece avvelenare la matrigna Isotta e i suoi fratellastri Sallustio e Valerio. Ambizioso e spietato, consolidò la propria autorità a Rimini con ferocia, perpetuando la lunga tradizione di sangue della famiglia Malatesta.
Ferrante d’Aragona, re di Napoli
Aveva una prigione-museo, nella quale esponeva i nemici imbalsamati, insieme ai reclusi nelle celle, che morivano lentamente di fame e impazzivano. La politica di Ferrante si avvaleva di mezzi quali lo strangolamento e l’omicidio a sangue freddo, la tortura, intrighi diplomatici molto raffinati. Suo figlio si chiamava…
Alfonso duca di Calabria
ed era anche lui un uomo brutale, dissoluto, selvaggio. Pare che amasse presenziare a torture e esecuzioni, e che fosse crudele anche nei confronti dei prigionieri, trattandoli con estremo disprezzo. L'impopolarità e il discredito in cui era caduto furono tali che nessuno si dispiacque se il suo regno durò poco e non ci fu grande cordoglio per la sua morte. Niccolò Machiavelli lo menziona come esempio di principe temuto ma non rispettato.
Pandolfo Petrucci
Signore di Siena. Aveva parecchi passatempi a dir poco strani. Uno di quelli che lo facevano divertire di più era fare rotolare enormi massi lungo i crinali per vedere, gridando d’entusiasmo e battendo le mani, la distruzione e la devastazione che si lasciavano dietro.
Giovanni Carafa
Nipote di papa Paolo IV, duca di Paliano, uccise con le proprie mani la propria dolcissima, bellissima e innocente moglie, Violante. Non per un impeto d’ira, ma freddamente, per volere del suo potente fratello cardinale Carlo, il quale intendeva così restaurare l’onore della famiglia.
La malvagità dei Carafa è al centro delle vicende narrate nel mio romanzo Il cacciatore di libri proibiti.
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