Una poesia di Amelia Rosselli

Primavera in abbondanza

di Amelia Rosselli, tratta da Serie ospedaliera, Il Saggiatore, Milano, 1969

Primavera, primavera in abbondanza

i tuoi canali storti, le tue pinete

sognano d’altre avventure, tu non hai

mica la paura che io tengo, dell’inverno

quando abbrividisce il vento.

Strappi rami agli orticoltori, semini

disagi nella mia anima (la quale bella

se ne sta in ginocchio), provi a me

stessa che tutto ciò che ha un fine

non ha fine.

Oppure credi di dileguarti, sorniona

nascosta da una nuvola di piogge

carica sino all’inverosimile.

 

Ma il mio pianto, o piuttosto una stanchezza

che non può riportarsi nel rifugio

strapazza le foglie, che ieri

mi sembravano voglie, tenerezze anche

ed ora sperdono la mia brama.

 

Di vivere avrei bisogno, di decantare

anche queste spiagge, o monti, o rivoletti

ma non so come: hai ucciso il tuo grano

nella mia gola.

 

Assomiglia a me: che tra una morte

e l’altra, tirò un sospiro di sollievo

ma non mi turbo: o mi turbo? del tuo

sembrare agonizzante mentre ridi.

 

E bestemmia la gente: è più fiera

di te che dello spazio che ti strugge

portandoti fra le mie braccia. E io

stringo una pallida mummia che non

odora affatto: escono semi dai suoi

occhi, pianti, virgole, medicinali

e tu non porti il monte nella casa

e tu non puoi fruttificare, queste

sorelle che ti vegliano.

 

Sembri infatti un morto nella cassa

e non ho altro da fare che di battere

i chiodi nella faccia.


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